lunedì 15 ottobre 2007


Ieri in quanto elettore di sinistra, sono andato a votare per il segretario del PD e la mia scelta è caduta su Letta. Non credevo che vincesse ma mi sembrava, tra tutti i candidati, persona degna di fiducia: un giovane che conosce bene i meccanismi della politica Italiana.

Sul PD ho le mie idee.

Si è fatto un gran parlare e sparlare del nuovo soggetto politico, ma ahimè, ancora una volta si è assistito ad una strana ed inquietante convergenza di opinioni e di commenti tra la destra e la sinistra radicale del nostro paese.

Io sono di sinistra e lo sono sempre stato, per me essere di sinistra vuol dire innanzitutto innovare e tendere al progresso del paese cercando di dare risposte concrete con azioni rapide e risolute alle necessità dei cittadini, con la consapevolezza e il rispetto del sistema socio-conomico e costituzionale in cui ci muove.

La destra si sa è conservatrice e si caratterizza per difendere lo status quo che l’ha generata, non posso meravigliarmi quindi, se su certi temi essa sia inetta e gretta e non posso soffermarmi più di tanto sulle critiche che ha fatto piovere sul PD prima, durante e dopo la sua formazione.

Due parole invece le voglio spendere per quella formazione politica che adesso si definisce sinistra radicale, ovvero un insieme più o meno goffo di partiti che si dichiarano davvero di sinistra.

Premetto che la sinistra non è ne un luogo fisico dell’ arco parlamentare, ne un insieme di slogan che si è bravi a tirar fuori che anche se veri e condivisibili non possono essere buoni per tutte le stagioni. La sinistra radicale agisce con lo sguardo rivolto a chi vorrebbe massimizzare il risultato di ottenere una società equa ed eguale in un momento in cui la diversità sta scomparendo sotto i colpi assestati dalla globalizzazione, a chi vorrebbe che le cose si facessero “ora e subito” e “senza se e senza ma”, dimentichi del fatto che quei “se” e quei “ma” sono il sale della democrazia e per poterli dire adesso, tanti loro compagni partigiani morirono sotto i colpi del fascio, di coloro che pensano che la lotta per le coppie di fatto o per i matrimoni gay sia da equiparare a quella dei diritti civili, in Italia la lotta per i diritti civili l’abbiamo fatta e l’abbiamo vinta, non del tutto è vero, ma i diritti e le libertà che ci venivano negate erano di ben altra importanza, di chi pensa che si deve andare in pensione con lo stesso sistema in voga venti anni fa perché “mio padre ci andò così” o si deve essere assunti a tempo indeterminato perché se no è “precariato”, peccato che il sistema pensionistico dei nostri padri è il principale colpevole del nostro debito pubblico mostruoso e che se non ci fosse stata la legge Biagi molti avrebbero lavorato in nero o non avrebbero lavorato affatto.

Belle parole non c’è che dire, ti vanno dritte al cuore e ti infiammano.

Ma l’emozione di ascoltare un Diliberto baritonale o un Giordano barbuto indicare in modo compiuto e credibile, come e dove intervenire e soprattutto con quali risorse, ancora non l’ho provata e penso non la proverò mai.

Parole vuote come la testa di Calderoli, proposte improbabili, come la chimera della lotta all’evasione fiscale, cosa buona e giusta questa ma che non si realizza aumentando le tasse.

Se facessimo un esercizio comparativo tra centro destra e sinistra radicale ne verrebbe fuori un disegno deprimente: l’uno si ostina a dire l’uguale ed il contrario dell’altro e alla fine nessuno propone nulla di serio e fattibile, fa solo propaganda per strappare gli applausi dei propri sostenitori.

Il risultato è che il centro destra riesce a fare solo le leggi ad personam per il suo padrone, la sinistra radicale,invece, riesce a non far fare nulla solo per foraggiare lo sdegno degli elettori ed intercettare il voto di protesta di chi è in buona fede ne pensare che il buono sta solo agli estremi.

Non mi sorprende allora tutto questo sdegno da destra e da sinistra nei confronti del PD.

La destra,infatti, si è affrettata a sottolineare che le dimensioni del PD sono importanti, ma non come quelle di Forza Italia in una logica di adolescenziale memoria quando si faceva a gara a chi l’aveva più lungo, se non è politica questa. Tentano goffamente di mascherare la loro vera paura: dover combattere con un avversario ricompattato, scevro dalla famigerata sinistra antagonista, nuovo e soprattutto con un segretario di partito di venti anni più giovane del onnipresente Berlusconi! Se poi ci mettiamo che il PD potrebbe spingere per la modifica della legge elettorale in senso maggioritario e fare alleanze in certe parti d’Italia con l’UDC qualche motivo per preoccuparsi quelli di destra ce l’hanno, eccome!

La sinistra radicale,invece, con la nascita del PD potrebbe trovarsi isolata e sola, costretta a decidere se correre in ordine sparso continuando a sottolineare differenze di forma più che di sostanza, vedi il caso di PRC e PDI, nella speranza di fare l’ago della bilancia e contare qualcosa, anche se per far questo dovrebbe per forza di cosa appoggiare una vittoria del PD alle elezioni; o se ricompattarsi entro uno schema più meno unitario cercando di strappare ancora consensi al proprio elettorato di riferimento che è ormai in esaurimento, sopravvivendo per un po’ prima di scomparire del tutto come già sta succedendo in Europa.

Comprendo il loro scetticismo e le loro critiche al vetriolo ma è un gioco che abbiamo capito e non ci faremo intimorire.

Del resto tutte le volte che abbiamo stretto alleanza con la sinistra radicale il risultato è stato penoso, prima, siamo caduti rovinosamente, adesso, siamo costretti a schivare i loro ricatti, è giunta l’ora di fare a meno dei purismi e dei puristi!

Al PD auguro lunga vita nella speranza che non mi possa mai deludere, ho dato il mio contributo perché so che a questo nuovo Partito non ci sono alternative che le idee contato più degli slogan o della rincorsa ai risultati dei sondaggi.

La politica è l’arte del fare e del proporre alternative, consci del fatto che si è chiamati a rappresentare tutti i settori della vita civile nessuno escluso.

Cosa vorrei che facesse il PD? Semplice, che andasse da solo alle prossime elezioni o che si limitasse a fare quelle alleanze strategiche per consolidare il suo ruolo in zone difficile del paese, specie al Sud, e che trovasse il coraggio finalmente di liberarsi da quei schemi mentali che pur appartenendo ad una storia meravigliosa e che mi riempie di orgoglio, non sono più confacenti alla nuova stagione che stiamo vivendo e che pretendiamo di volere governare.

Volendo usare poche parole: il nuovo si affronta con il nuovo. E in questo panorama di continuo riciclo di ideali storici annacquati e sistemi di potere personificati, il PD mi appare come l’unica cosa nuova, chi dice il contrario è in cattiva fede ed ha perso ogni fiducia nella politica, che voti Grillo o la Brambilla ma stia lontano dal PD dove ancora si tenta di dare dare buona politica ad un popolo affamato di civiltà.

Light&Dark


Nessun commento: